4. Prova sul campo
Andiamo subito al punto: il GIGABYTE XM300 è fortemente ispirato ad uno dei pesi massimi del mercato, il Razer Deathadder.
Non c'è alcun motivo per dover nascondere questo aspetto e, sebbene la "lapidazione virtuale" del prodotto "copiato" sia uno sport parecchio in voga presso ogni community di tecnologia (si pensi all'eterna diatriba Apple-Samsung), qui su Nexthardware sappiamo bene come il fondamento del progresso sia proprio il miglioramento delle soluzioni esistenti.
Ad un'occhiata più attenta, comunque, le differenze con il Deathadder sono ben visibili e peraltro già documentate nelle pagine precedenti e grazie alla prova sul campo abbiamo la possibilità di capirne la portata reale.
Di base l'ergonomia destrorsa favorisce una presa di tipo Palm in base alle dimensioni delle mano (per una spiegazione sui differenti stili vi rimandiamo su questa pagina) e Claw grazie al profilo anteriore ondulato ed alla "gobba" pronunciata.
Ad ogni modo il profilo più largo sul posteriore e la maggiore incavatura sul lato destro non sembrano proprio il massimo per una presa Fingertip, impressione poi confermata all'atto pratico.
I tasti laterali sono facilmente raggiungibili e di area considerevolmente ampia, mentre quelli dorsali sono più adatti per un uso saltuario, come il cambio dei DPI.
I primi test, su Counter Strike e Heroes and Generals ci hanno subito convinti delle capacità del sensore ottico PixArt S3988, sempre molto preciso e reattivo, perfetto per il controllo estremo sui pad in tessuto e veloce sugli hardpad.
Il GIGABYTE XM300 non farà del giocatore un "pro" seduta stante, ma sulla base di una buona abilità è possibile eseguire qualsiasi flickshot, anche con i set più bassi di sensibilità .
Come già evidenziato, la rotellina di scorrimento non è lo stato dell'arte, ma con un gioco minimo sull'orizzontale ed una percezione chiara degli scatti siamo oltre la sufficienza.
Il peso esiguo, attorno alla "solita" cifra di 100g (109 per la precisione) e la particolare ergonomia rendono questo mouse reattivo e facile da gestire con poca fatica, anche dopo svariate ore di gioco intenso.
Il secondo scenario di prova è il titolo MOBA più famoso nella scena competitiva per l'ampio seguito commerciale sempre in continua crescita, League of Legends.
Qui andiamo a testare maggiormente la manovrabilità del mouse e la risposta dei pulsanti principali.
Il primo aspetto risente di una componente soggettiva, ma anche di alcuni dati oggettivi come il peso, la presenza di grip laterali e, cosa da non sottovalutare, la finitura.
Con il protrarsi dei test abbiamo trovato manovrabilità eccellente e molto netta l'attivazione dei tasti, consentendoci di esprimere tutta l'abilità (anche se poca) in nostro possesso.
Il software, particolarmente intuitivo, è di sicuro aiuto consentendoci di creare Macro nel modo più semplice possibile, sebbene Riot Games abbia incluso l'input buffering su molti champion per rendere più facili alcune combo senza l'uso delle stesse (l'aggiornamento della Q - Pulverize di Alistar è l'esempio più recente e conosciuto).