2. Visto da vicino
![]() | ![]() |
Le due immagini soprastanti ci mostrano il lato anteriore e posteriore del prodotto che si presenta sotto forma di un PCB dalle dimensioni ridottissime che termina, da un lato, con un pettine che andrà inserito nello slot mSATA e, dall'altro, con due fori necessari al blocco dell'unità; le dimensioni, giusto rendere meglio l'idea, sono paragonabili a quelle di un modulo di memoria SO-DIMM.
Sul lato anteriore possiamo osservare un'etichetta che riporta il logo ADATA, il nome del prodotto, la capacità, il part number, un codice a barre ed il seriale.
L'etichetta è applicata direttamente sui componenti principali, ovvero controller LSI SandForce SF-2281, posto nelle vicinanze del connettore mSATA, e due chip NAND flash.
Sul lato posteriore possiamo invece osservare i due rimanenti chip NAND Flash posti anch'essi sulla parte terminale del PCB.
Su entrambi i lati trovano posto, oltre ai componenti principali, tutta l'elettronica secondaria realizzata con componentistica SMD miniaturizzata.
Il controller utilizzato per l'ADATA XPG SX300 è l'ultimo nato in casa SandForce e cioè l'SF-2281 che abbiamo avuto modo di vedere su parecchi SSD da noi già recensiti.
Ricordiamo che il SandForce SF-2281 è un controller di ultima generazione realizzato su socket BGA 256 Pin che si occupa di tutta la logica di funzionamento del disco grazie ad un sistema di interleaving multi canale a otto vie con funzioni di de-multiplexing e multiplexing verso le celle di memoria.
Il protocollo di trasmissione utilizza un'interfaccia nativa SATA Rev. 3.0 (6Gbps); il controllo degli errori utilizza un algoritmo proprietario aggiornato ed è gestito direttamente dal controller con verifica a 55 bit ECC.
![]() | Un primo piano dei chip Nand Flash montati sull'unità in prova. |
I chip NAND Flash utilizzati da ADATA sull'unità in prova, purtroppo, sono stati rimarchiati per cui ci è stato impossibile risalire sia al produttore che alla tipologia.
Allo stato attuale possiamo soltanto affermare con certezza che hanno una densità di 256Gbit (32GB), utilizzano una configurazione MLC (Multi Layer Cell) e un package del tipo 132 BGA.
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
Dal momento che la piattaforma utilizzata per i nostri test non dispone di connettore mSATA in grado di sfruttare il protocollo SATA III, abbiamo utilizzato un adattatore prodotto da Renice in grado di convertire l'unità mSATA in un tradizionale drive SATA collegabile ai connettori SATA III della scheda madre.
Si trattava dell'unica soluzione percorribile in alternativa all'utilizzo di un Ultrabook dotato di interfaccia mSATA, in quanto le recenti mainboard dotate di questa tipologia di connettore on board non sfruttano il protocollo SATA III ma il vecchio SATA II, sufficiente per garantire il corretto funzionamento delle unità di caching, ma sicuramente non adatto a sfruttare le enormi potenzialità dell'unità da testare.
Le quattro immagini in alto ci mostrano le due facce dell'adattatore e l'unità in prova inserita nello slot dello stesso, opportunamente bloccata dal meccanismo di ritenzione.