5 - Test con benchmark sintetici

Queste prime due sessioni di test (benchmark sintetici e gaming) sono mirate a verificare la veridicità delle specifiche dichiarate dal costruttore, sollecitando le memorie con dei benchmark sintetici di uso comune tra gli appassionati per vedere in primis se le memorie sono stabili, e come obiettivo secondario per misurare le loro performance in termini di banda erogata.

Anzitutto cominciamo con dire che il costruttore ha rispettato quanto dichiarato in considerazione del fatto che le memorie sono stabili alla frequenza di 1866 MHz sia con timings 8-8-8-16 che con timings 7-7-7-15, e quindi nella realtà vanno anche meglio di quanto dichiarato dal costruttore.

La cosa più evidente che emerge rispetto alle memorie provate nel passato è la peculiarità dei chip D9JNL utilizzati per costruire le memorie, che con 1,86 volt di alimentazione consentono di lavorare stabilmente a frequenze pari a 1866 MHz con timings 7-7-7-15. In passato simili risultati erano stati misurati anche con altre memorie con chip D9GTR ma il voltaggio necessario per lavorare in stabilità era pari a 2,0 volt.

Ovviamente questo risultato è agevolato dal progresso della tecnologia, ovvero del fatto che Micron è stato capace di sfornare dei chip che pur consumando meno garantiscono elevate prestazioni, comunque Cellshock ha fatto un lavoro egregio ingegnerizando i moduli di memoria e sfruttando al massimo questi chip.

La cosa che sicuramente distingue queste RAM dalle altre di pari livello è il tRAS nominale dichiarato dal costruttore che è veramente basso (16 contro la concorrenza che dichiara valori di 20 o 21), e chi conosce le memorie DDR3 sa anche che questo timing ha un effetto non trascurabile nelle prestazioni soprattutto in utilizzi “spinti” delle RAM (overclock e benchmarking condotti in condizioni estreme).


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La banda misurata con Everest che come noto misura la banda di picco è veramente alta in assoluto confermando quelle che sono le raccomandazioni del costruttore che consiglia di utilizzare le memorie con un FSB di 466 MHz e rapporto di moltiplicazione pari a FSB:RAM=1:2. I timings come c'era da aspettarsi hanno un effetto maggiormente marcato sulla lettura in memoria, mentre non hanno effetto sulla scrittura in cui comanda la frequenza di FSB, e infine poco marcato sulla copia che non è altro che una lettura seguita da una scrittura.

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Sandra misura la banda sostenuta che è la banda che si riesce ad avere in maniera continuativa e qui si vede come i timings abbiano un effetto abbastanza marcato traducendosi in un notevole miglioramento delle prestazioni nel momento in cui si riescono ad abbassare i timings.


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Come ci si aspettava la latenza è fortemente influenzata dai timings a parità delle altre condizioni e il risultato ottenuto è chiaro e inequivocabile.

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Anche nelle due prove precedenti che sollecitano molto tutto l'hardware che c'è tra le memorie e la CPU (memorie+chipset+FSB) si vede come i timings si riflettano in maniera positiva sul risultato ottenuto.


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Anche in questo benchmarking molto popolare che calcola il numero di cifre decimali del numero π si vede come i timings influenzano positivamente il risultato ottenuto.


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Questo benchmark è molto esigente in termini di stabilità della piattaforma quindi più che commentare il risultato è positivo il fatto che le memorie abbiano passato agevolmente questa prova ripetuta per parecchi cicli senza alcun segno di cedimento. Grande prova di stabilità con queste condizioni operative e soprattutto con timings 7-7-7.