ehm... questa affermazione è quanto meno imprecisa. Detto in questi termini, è vero casomai il contrario: un essere umano non ha mai due percezioni identiche, non percepisce mai due volte "la stessa cosa", anche se posto di fronte a stimoli sensoriali identici. La percezione soggettiva è sicuramente e decisamente "non invariante", su questo non c'è il minimo dubbio.
Questo per molteplici motivi, il più macroscopico ed evidente dei quali è probabilmente il fenomeno dell'attenzione selettiva: quando ascoltiamo (o vediamo, tocchiamo, ecc) qualcosa, in ogni momento della nostra vita, riceviamo una mole enorme di informazioni diverse. Ma non prestiamo mai uguale attenzione ad ogni informazione che raggiunge i nostri sensi, a ciascuno degli innumerevoli dettagli che compongono il tutto. Ogni volta che ascoltiamo un brano musicale, guardiamo un panorama o una foto, tocchiamo qualcosa, ecc, la nostra attenzione tende a focalizzarsi maggiormente su alcuni dettagli piuttosto che su altri. Se ripetiamo l'esperienza, ad es. torniamo a guardare la stessa immagine o a riascoltare lo stesso brano, ecc, è quanto meno estremamente improbabile (per non dire impossibile) che la nostra attenzione si focalizzi una seconda volta esattamente sugli stessi dettagli, nella stessa identica sequenza, per gli stessi tempi, ecc. Ne consegue che in sostanza ogni volta "acquisiamo" una informazione che è diversa da quella che avevamo acquisito in precedenza, e di conseguenza non possiamo che ottenere una percezione diversa da quella precedente.
Altri motivi che rendono impossibile l'identità tra due successive percezioni soggettive sono i meccanismi di apprendimento e la memoria. Nonché la multisensorialità, che aggiunge un numero enorme di altre variabili indipendenti.
Ogni volta che "ripetiamo" un'esperienza "uguale" (o anche solo simile) ad altre che abbiamo già fatto in passato, il nostro cervello si ricorda delle esperienze precedenti ed "integra" le nuove informazioni con quelle che ha già in memoria. La percezione è sempre il frutto di processi di "integrazione", elaborazione ed interpretazione di tutti gli stimoli sensoriali presenti insieme con la memoria di tutte le esperienze passate.
Quando percepiamo un suono, ciò che "sentiamo" non è mai -solo- il frutto di quanto arriva (qui e adesso) alle nostre orecchie ma il risultato della combinazione e della rielaborazione (interpretazione) di questa informazione insieme a quelle provenienti da tutti gli altri sensi nonché con quanto memorizzato nella nostra intera esperienza sensoriale, da prima della nascita all'istante presente.
Non "ascoltiamo" solo con le orecchie... ma anche con gli occhi, il tatto, l'olfatto, il gusto, ecc. Cosa ancora più importante, non percepiamo la realtà fisica così com'è, in un dato istante, ma la interpretiamo e la ricostruiamo con l'aiuto della memoria, dell'esperienza e della... "fantasia".
Il cervello non si limita a registrare le informazioni che gli arrivano dai sensi, né banalmente "a fare le differenze": il cervello scompone, confronta, cataloga e ricompone sfruttando tutte le informazioni di cui dispone, sia presenti che passate. Scartando quelle informazioni che ritiene superflue o incongruenti ed aggiungendo (letteralmente "inventandosi") quelle che ritiene siano necessarie per formare un quadro mentale "congruente" (con la sua stessa esperienza) della realtà che ha di fronte.
In due parole, l'uomo non "osserva" mai la realtà: la interpreta.
Per questo la percezione è estremamente soggettiva e mai uguale a sé stessa.
Si potrebbe però muovere una obiezione molto rilevante ai nostri fini... che lascio a te indovinare ed esporre.![]()