Originariamente inviato da
Totocellux
Si, quel jumper di cui ben ti ricordi, era utilizzato sino a qualche tempo fa, soprattutto sui prodotti Seagate/Maxtor.
Andava ad agire non solo per ottenere l'adeguamento della velocità di trasmissione/ricezione del micro-controller ma anche, di fatto, interveniva sui circuiti atti ad impostare i corretti livelli di tensione utilizzati tra trasmettitore e ricevitore dei segnali sul dispositivo.
Le varie specifiche SATA susseguitesi, infatti, hanno di volta in volta stabilito dei diversi livelli minimi (
Minimum Amplitude) e massimi (
Maximum Amplitude) di tensione da inviare su un dispositivo o host Serial ATA corrispondente, al fine di portare a termine coerentemente le comunicazioni: questo, in maniera indipendente, sia in trasmissione che in ricezione. Ciò sta a significare che, tra questi, era stata anche ben specificata la variazione minima di tensione che un ricevitore doveva essere in grado di decodificare in maniera appropriata (
Differential Signal Amplitude).
Le specificazioni di tali livelli minimi e massimi di variazione del segnale da inviare per veicolare correttamente i dati, sono pertanto variate nel tempo per ognuno dei tre standard finora adottati: dal SATA (1.5Gbps), passando al SATA-II (3.0Gbps) fino all'odierno SATA-III (6.0Gbps).
Se il variare di tali livelli min e max non era stato grandemente significativo nel passaggio diretto tra SATA e SATA-II (permettendo a livello circuitale di poter intervenire semplicemente tramite il famoso jumper) la differenza è invece divenuta più marcata e decisamente più significativa al momento della stesura dell'odierno standard SATA-III, in ordine al vecchio SATA.
Per quanto riguardava lo standard SATA originario, dovendo utilizzare un cavo standard da 70cm e con dati inviati alla velocità standard di 1.5 Gbps, la corretta variazione di tensione che doveva essere inviata dall'host al dispositivo (qualunque esso fosse stato all'epoca, ma pur sempre SATA-I) o viceversa, doveva esser compresa tra i 400 e i 600 mV.
Il ricevitore, da parte sua, doveva essere in grado di decodificare variazioni di tensione comprese invece tra 325 e 600 mV: i 75mV in difetto erano stati opportunamente calcolati in modo tale da tener conto anche di una qualche perdita di segnale indotta a partire dalle diverse implementazioni usate nei cavi per finire ai connettori stessi.
Per quanto invece riguarda l'attuale SATA-III dovrebbe venir rilevata, di fatto, ed interpretata come attività una differenza di segnale di soli 240mV.
Ecco, quel jumper andava ad agire anche su queste circuitazioni adibite come logica di controllo, proprio per consentire le corrette variazioni di tensione che potessero permettere al micro-controller presente sul dispositivo SATA-II, di esser in grado di inviare in trasmissione e decodificare in ricezione tramite i corretti livelli di segnale propri dello standard SATA originario.
A questo punto all'Agility 3 di ThePlane è accaduto che la massima tensione accettata per gestire i segnali ricevuti dal controller in decodifica (+ bassa) e quella effettivamente inviata dal trasmettitore sul controller SATA dell'iMAC G5 (+ alta), abbia verosimilmente potuto causare i patatrac: in pratica un danneggiamento della circuitazione di ricezione e/o di decodifica dei segnali usata come soluzione funzionale al microcontroller che OCZ ha predisposto per l'Agility 3.
in genere le implementazioni circuitali sui micro-controller presenti sui dischi fissi attuali (soprattutto in casa Western Digital) sono più tolleranti in merito sia al livello max di segnale, sia riguardo le variazioni di segnale.
Il loro throughput max e quindi la relativa velocità di trasmissione (pur sempre in standard SATA-III 6Gbps) non sono comparabili con quelle raggiungibili dai controller e dalle memorie flash utilizzate nelle unità a stato solido.
Negli SSD la gestione delle tolleranze anche minime nei livelli di segnale è davvero molto più importante ai fini della coerenza della trasmissione dei dati ad alta velocità.
