Per Debora Rizzato

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    Predefinito Per Debora Rizzato

    Riporto quando scritto dal vicepresidente AUDA Daniele Danidelli su IHAM e riportato anche dal presidente Maurizio Piccolo su AM:

    ____________________________________________________________

    Ho scritto questa lettera che sto inviando ai giornali della mia zona nella
    speranza che sia pubblicato.
    Invito chiunque dell'NG condivida i miei pensieri a cercare di fare
    pubblicare questa mia lettera dove voglia, magari aggiungendo qualche
    commento personale. Diffondiamo questa accusa a Pisanu.
    ciao
    danidane
    ------------------------------
    Per Debora Rizzato

    Debora Rizzato è morta a Biella. Io non la conosco, e non so chi sia
    esattamente. So solo come è morta.
    E' morta da innocente, mentre andava al lavoro, uccisa da un maniaco
    pervertito e omicida.
    Quello che la distingue da tanti altri casi simili o anche diversi, è però
    che questo omicidio era annunciato.
    Debora e la sua famiglia sono gente sicuramente onesta, altrimenti non
    sarebbe andata a lavorare come operaia, e ascoltava quello che le autorità
    gli dicevano.
    Dieci anni fa ha incontrato il suo assassino. Non so cosa avesse trovato in
    lei, ma di sicuro ha sollevato tutti i suoi più bassi istinti, e l'ha
    violentata. Come lei, anche altre. Parecchie non hanno nemmeno fatto
    denuncia, perché si sa, in questi casi il processo lo subisce più spesso la
    donna che il violentatore, e comunque, dovere rivivere e raccontare quello
    che si vuole scordare, è traumatico.
    Ma Debora no, ha fatto la denuncia, da brava cittadina, ha cercato la
    giustizia e l'ha ottenuta.
    Non so se quello che ha ottenuto sia poi vera giustizia, comunque il porco
    violentatore è stato condannato. Non so quanti anni di carcere avesse avuto
    nella condanna, comunque resta il fatto che dopo tre anni l'animale è uscito
    dal carcere, forse per buona condotta, ed è rientrato in attività.
    Il brav'uomo è uscito livido di rabbia per avere avuto l'affronto di una
    condanna al carcere.
    E suvvia, cosa poi sarà mai, violentare qualche ragazza.
    Debora poi ha avuto l'ardire di non sottomettersi, e quindi occorreva una
    vendetta, per lavare l'odio che covava. Lui era la vittima, non la donna,
    che magari si era anche divertita (questo è quello che dicono di solito i
    violentatori).

    Così ha cominciato a torturarla, col telefono, con incontri casuali,
    facendola vivere nel terrore fino a riportarla ad una nuova denuncia per
    minacce e per molestie.
    Il bravo appuntato Cacace, ben seduto nel suo ufficio, ha raccolto la
    denuncia, e mi immagino pure le sue parole: "Cara signorina, adesso che ha
    fatto la denuncia procederemo ad un controllo e terremo d'occhio il
    malintenzionato".
    Cosa sia stato fatto, non lo so. Cosa si sarebbe potuto fare, neppure.
    Ma le minacce continuavano, e sono continuate pure le denunce. Intanto l'
    aspirante assassino covava sempre più rancore per questa insolente che
    continuava a fare la spia delle sue malefatte.
    Cosa doveva fare Debora? Espatriare? Accettare di cambiare città e regione
    per evitare delle tragiche conseguenze da parte di un verme vigliacco?
    Ha fatto quello che farebbe qualunque cittadino onesto e fiducioso nelle
    nostre sempre presenti forze di polizia. E' rimasta al suo posto, in attesa
    che la giustizia facesse il suo corso.
    E così, in una buia mattina autunnale, ha incontrato sulla sua strada un
    destino che non doveva incontrare. Aveva fatto tutto quello che poteva per
    difendersi, ma il suo assassino era lì, libero, assetato di vendetta,
    spavaldo della sua evidente intoccabilità.
    Le coltellate, forse qualche urlo soffocato dalla morsa del selvaggio, e lei
    cade. Ma lui non è contento. E se sopravvive e lo denuncia di nuovo? Meglio
    essere sicuri, così gli passa sopra con la macchina.
    Quella che era una vita come tanti di noi, adesso è solo un fagotto di
    stracci insanguinati in mezzo al parcheggio.
    Coloro che dovevano difenderla probabilmente erano ancora a letto o al bar a
    prendersi un cappuccino prima di andare in ufficio.
    Tutti sapevano, non c'era neanche bisogno di fare indagini, perché le
    denunce parlavano da sole.
    Ma per potere intervenire, le forze dell'ordine hanno dovuto aspettare che
    lei morisse.
    Un violentatore non può essere privato della sua libertà per delle denunce,
    e neppure molestato più di tanto.
    Le persone oneste invece, a quanto pare, sì. E pure uccise.
    Solo dopo, a funerali conclusi, si fa giustizia. Debora, sicuramente molto
    contenta, ringrazia.
    I suoi familiari saranno estremamente soddisfatti che la giustizia seguirà
    il suo corso, e ci sarà una nuova condanna. Magari come l'altra volta.
    La questura di Biella ha dichiarato che non potevano fare di più, che hanno
    fatto tutto il possibile.
    Se questo è il possibile in un caso evidente di pericolo per una persona già
    violentata e ripetutamente minacciata, Dio ci scampi per quei casi in cui
    non c'è nessun preavviso!!!
    In questi casi quindi, seguendo il ragionamento della nota questura, abbiamo
    la certezza dell'inerzia delle autorità, almeno fino alla esecuzione di un
    reato.
    L'unico a dire parole sensate, a mio parere, è stato il ministro Castelli,
    che ha detto che lo stato dovrebbe chiedere scusa, ed io aggiungo
    vergognarsi, di quello che è successo.
    Questo fatto mette in evidenza in modo eclatante la pochezza di coloro che
    vogliono disarmare i cittadini onesti.
    Il noto Ministro degli Interni Pisanu è un famoso sostenitore della tesi che
    i cittadini devono essere difesi dallo stato, e che i civili devono
    rinunciare ad esercitare il diritto alla difesa personale, soprattutto con
    armi.
    Allora adesso io chiedo a Pisanu, dove era quando Debora è stata uccisa,
    visto che DOVEVA difenderla, oppure dove sono quando qualcuno viene
    aggredito sotto casa, o violentato come a Bologna, alle 20,30 di sera in
    piena città.
    Questo è il livello di sicurezza che garantiscono?
    Dovrebbero finalmente essere onesti, ed ammettere che la polizia non può
    essere dappertutto, e che i cittadini hanno il diritto, o addirittura il
    dovere di difendersi, e di prevedere che la polizia, pur cercando di fare il
    possibile, non può essere ovunque.
    Se fossimo in uno stato dotato di realismo e di senso pratico, in quella
    situazione la polizia avrebbe consigliato a Debora di seguire un corso di
    maneggio alle armi presso un TSN dei dintorni, gli avrebbe consegnato
    provvisoriamente una pistola per difesa personale ed una licenza di porto d'
    armi, e infine gli avrebbe dato tutti i consigli legali per come utilizzarla
    legalmente in caso di necessità e in attesa di potere incastrare il
    lestofante.
    Sogno? Sicuramente. Qui viviamo in un mondo delle meraviglie, dove il male
    non lo si vuole né vedere né ascoltare, dove si preferisce chiudere gli
    occhi, continuando a parlare di abolizione delle armi, ben chiusi nei nostri
    salotti dei centri cittadini, quasi certi che quelle cose lì a noi non
    possono mai succedere.
    E' un po' come la morte, tutti sappiamo che c'è, ma viviamo nascondendola a
    noi stessi e convinti che capiti sempre a qualcun altro.
    Se Debora fosse stata armata, sicuramente l'esito sarebbe stato diverso.
    Alla vista di una pistola, probabilmente l'assassino si sarebbe fermato a
    riflettere. Molto probabilmente avrebbe desistito e sarebbero tutti e due
    ancora vivi.
    Se non si fosse fermato, una revolverata a terra o alle gambe lo avrebbe
    fatto. E sarebbero ancora tutti e due vivi.
    Se non fosse stato sufficiente, allora ci sarebbe stata comunque una
    innocente viva e un maniaco morto.
    Risultato senz'altro più giusto ed equo di quello che è successo.
    Una persona può anche rinunciare a difendersi, sopportandone nel caso le
    conseguenze. Ci sono mille motivi religiosi, filosofici, psicologici per
    farlo. Ma non può essere un obbligo. Chi si sente in pericolo deve avere la
    possibilità di difendersi. Altrimenti si nega l'esistenza di un istinto
    fondamentale, che dopo quello dell'amore per i propri figli, è il più forte:
    l'istinto di sopravvivenza.
    Caro ministro, continui a rivendicare al suo ministero il diritto alla
    difesa, continui a prendere in giro i cittadini onesti dicendogli che ci
    siete voi a difendere tutti. Ma chi siete, dei superman? Siate più umili, e
    ammettete che avete bisogno dell'aiuto dei cittadini. Che la prima difesa
    spetta a loro, perché la polizia interverrà appena possibile, ma DOPO e non
    durante.
    Intanto le ville rapinate e le persone malmenate o violentate o uccise
    aumentano.
    Sono i suoi elettori, sa ministro? Verrà una resa dei conti, e poi trarremo
    le conclusioni. Dentro alle urne, spero.

    Daniele Danelli - Vicepresidente AUDA www.auda.it



    scusatemi per il post lunghissimo


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    a questo indirizzo, per chi vuole

    http://www.auda.it/main.htm

    è possibile aderire alla campagna a Favore delle Armi in mano ai Civili , non criminalizzatemi subito, riflettete e pensate a voi o ai vostri cari, coinvolti in situazioni di "pericolo"


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