NVIDIA RTX IO, vediamo come funziona ... 1 


Parallelamente all'annuncio di RTX Ampere, NVIDIA ci ha parlato di diverse novità riguardanti la parte software di cui la più interessante è sicuramente RTX IO, tecnologia che mira a rivoluzionare drasticamente il flusso di interscambio di dati tra unità di archiviazione e GPU.

La suite RTX IO non è un prodotto standalone, ma lavorerà in simbiosi con la nuova API DirectStorage di Microsoft, in maniera analoga a quanto già visto sulle console di nuova generazione in arrivo sul mercato.

Ma in concreto, come funziona NVIDIA RTX IO?

Negli attuali sistemi operativi Windows, OS di riferimento per quanto concerne il gaming, i dati di gioco devono necessariamente essere elaborati dalla CPU prima di essere inviati alla GPU per il rendering finale.

In alcuni casi queste operazioni risultano essere decisamente onerose a livello di hardware, specialmente quando si parla di dati compressi, come evidenziano i test effettuati da NVIDIA che mostrano scenari dove il carico sulla CPU è tutt'altro che trascurabile.


NVIDIA RTX IO, vediamo come funziona ... 2 


DirectStorage (e quindi RTX IO) crea una comunicazione diretta tra archiviazione e GPU, in questo modo i processori grafici RTX saranno in grado di selezionare autonomamente i dati di gioco e decomprimere gli stessi.

Il risultato è un sistema di interscambio di dati molto più efficiente e snello che alleggerisce notevolmente il carico sulla CPU, riduce le latenze di I/O e potrebbe andare a ridurre sensibilmente le dimensioni dei file di gioco.

Tale tecnologia sarà compatibile con tutta la linea RTX, sia Turing che Ampere.


NVIDIA RTX IO, vediamo come funziona ... 3 


Invece che caricare grossi blocchi di dati, come avviene con le tradizionali API, le richieste di input e output vengono gestite parallelamente suddividendo le informazioni in porzioni di dimensione minore, più facili da elaborare e da selezionare in base alla scena che in quel momento deve essere visualizzata a schermo.

Il prezzo da pagare è un aumento esponenziale del numero di richieste di I/O al secondo, compatibile solo con le unità di archiviazione SSD NVMe.

Passiamo così da un limite di poche centinaia a svariate decine di migliaia di operazioni al secondo, pertanto RTX IO sarà esclusivamente compatibile con SSD NVMe e, a tale proposito, Microsoft spiega:

"I dispositivi NVMe non solo offrono una larghezza di banda elevata, ma hanno anche linee hardware di accesso ai dati chiamate code NVMe, particolarmente adatte al carico di lavoro dei giochi. Per recuperare i dati dal disco, il sistema operativo invia una richiesta al dispositivo che sfrutta queste code per l'invio delle informazioni. Un dispositivo NVMe può avere code parallele, ognuna contenente contemporaneamente molteplici richieste. DicretStorage offrirà agli sviluppatori la possibilità di sfruttare a pieno questi dispositivi hardware altamente ottimizzati."

Le attuali API, oltre a non poter sfruttare a pieno le potenzialità di questi dispositivi, richiedono un numero di passaggi superiore che rallenta ulteriormente i tempi che intercorrono tra richiesta, elaborazione e consegna delle informazioni.

DirectStorage è in grado di riconoscere quale di questi passaggi è superfluo e ridurre l'overhead di ogni richiesta.

Prima di passare alle considerazioni finali facciamo notare che questa tecnologia potrà essere sfruttata solo previa ottimizzazione da parte degli sviluppatori, come specifica Microsoft, i quali riceveranno un'anteprima di DirectStorage il prossimo anno.

Questo significa che realisticamente il mercato dovrà aspettare il 2022 prima di vedere RTX IO trasformarsi in realtà.

Lo sviluppo di nuove tecnologie è sempre ben accetto e a volte necessario ma, per quanto riguarda RTX IO o DirectStorage, abbiamo più di qualche perplessità.

Come spiegato da NVIDIA e Microsoft, i titoli che gioverebbero maggiormente da questa tecnologia sono MMO e single-player open world di dimensioni sempre più vaste e che, parallelamente, nel giro di pochi anni sono passati da poche decine a centinaio di GB di spazio occupato su disco.

Se è vero che da un lato la compressione dei file potrebbe migliorare le dimensioni di installazione, dall'altro abbiamo bisogno di almeno 1 se non 2TB di spazio per poter installare una quindicina di questi giochi in tranquillità.

Escludendo obbligatoriamente i dispositivi SATA, anche virando sull'opzione NVMe più economica attualmente disponibile sul mercato sfioriamo a stento i 250€ per 2TB di spazio, cifra che sale a più di 350€ per un entry level Gen 4.

Se l'interfaccia NVMe vuole essere il nuovo standard in ambito gaming, anche il relativo mercato dovrà necessariamente adattarsi, altrimenti la sua applicazione rimarrà per lo più marginale e limitata ai pochi scatenati disposti a spendere un patrimonio per quello che, in alcuni casi, potrebbe tradursi unicamente in tempi di caricamento inferiori.