Chuwi Hi12 Tablet + Keyboard prova e test
Chuwi Hi12 Tablet + Keyboard prova e test
Solo un paio di settimane fa, mi ritrovavo alla ricerca di un tablet che potesse servire da base per un progetto e insieme ad altre mezze idee. Non avevo e tutt’ora non ho particolare conoscenza del settore dei tablet, ma seguo comunque le novità in campo hardware e dunque anche quelle che riguardano i SoC perciò è stato relativamente facile ottenere il quadro d’insieme dettagliato che esigo avere prima di ogni acquisto.
Così ho scoperto con quali tattiche l’industria cinese ed asiatica si sia spinta a proporre degli oggetti davvero interessanti: chassis in lega d’alluminio, schermi ad alta risoluzione e hardware potente di derivazione Intel, che nel settore IoT ci naviga parecchio e sentitamente ringrazia.
A questo punto ho scelto il Chuwii Hi12 che proverò a recensire brevemente, un tablet da 12” da una delle aziende più note ed apprezzate dagli appassionati di flash sales sui vari e-market internazionali, che mi ha colpito appunto per tre dettagli: lo schermo IPS di risoluzione 1440p, la scocca in alluminio e la batteria da 11000mAh, praticamente un powerbank. La piattaforma è il SoC Intel “Cherry Trail” Atom x5-Z8350, una soluzione quadcore a 1,44GHz che sta letteralmente spopolando nell’IoT per le ottime prestazioni ed il consumo “da ARM” pur essendo del tutto X86, e che io conosco bene avendolo già in casa nella forma di un “top-box” che mi fa da mediacenter e gamestreamer per poco meno di un centinaio di Euro.
Sul Hi12 tuttavia abbiamo 4GB di RAM, una dotazione “sufficiente”, ed un totale di 64GB ROM eMMC in cui trova spazio una copia autentica di Windows 10 Home e Android 5.1, che in realtà ho provveduto ad eliminare quanto prima recuperando un 13 GB di spazio libero, non poco.
COSTRUZIONE E ERGONOMIA (8/10)
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Nel mercato dei tablet, abbiamo in pratica vari segmenti definiti maggiormente dalle dimensioni: più crescono più prestazioni ed area di lavoro possiamo ottenere, a discapito della portabilità, che ovviamente decresce.
Per questo i 12” caratterizzano il Hi12 in uno dei segmenti estremi del mercato, quello vicino agli ultrabook, e diametralmente opposto ai Phablet poco più grandi di uno smartphone. Inoltre, con l’accessorio tastiera disponibile a parte, il Hi12 diventa di fatto un convertibile 2in1
Queste dimensioni esaltano l’usabilità quando è necessaria un’area di lavoro più elevata e rendono più semplice potenziare l’hardware interno (batteria, memoria, raffreddamento, ecc). Tutto ciò si traduce in un peso consistente, ovvero 852g, più del Surface 4 Pro, ad esempio, che segna sulla bilancia 786g, il quale però conta su hardware e soluzioni superiori, materiali più leggeri ma non sulla batteria da 11000mAh di capacità integrata nel Hi12, un valore più da powerbank che da tablet e che ben potrebbe giustificare il fastidio del peso elevato, considerata l’elevata densità delle batterie.
Non siamo di fronte ad un tablet con cui armeggiare in scioltezza come potrebbe essere un 9 pollici ARM o Ipad Air, ma si tiene in due mani senza troppa fatica e non è un problema utilizzarlo un paio d’ore seduti o a letto per vedere un episodio della propria serie preferita
Il Chuwi Hi12 fa uso di alluminio per la scocca posteriore e presenta rifiniture semplici ma mai sbavate: non è un prodotto premium ma non è assemblato a caso e trasmette una buona sensazione. Lo schermo è protetto da una pellicola preapplicata in fabbrica.
Assente un qualsivoglia kickstand posteriore: per utilizzarlo in posizione verticale è necessario l’accessorio tastiera, ma il peso si alza e non poco.
TASTIERA (7/10)
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La tastiera Chuwi per Hi12 (versione Silver-Black o Golden-White, Layout US Int), venduta separatamente è un pezzo unico con agganci magnetici, pad in gomma e costruzione in lega di alluminio che fa davvero un’ottima figura verso i prodotti di marche più blasonate.
Il design dei tasti è ad isola ed una prima analisi inizia a trasparire qualche dettaglio più economico. Per quanto sia sottile mi attendevo, data l’assenza di hardware interno, qualche soluzioni più raffinata per la tastiera, che invece rivela quel classico fenomeno dei portatili “da supermercato” noto come bending, ovvero la flessione al centro durante la digitazione per la ridotta rigidità della tastiera.
Non è una cosa che gradisco e, venendo da un laptop come il Lenovo Edge che è tutt’altra storia, non ci sono abituato. Tuttavia il fenomeno è presente anche in molti portatili, non sempre economici, ed in conclusione difficilmente posso lamentarmene.
In ogni caso la corsa è abbastanza omogenea lungo tutta la tastiera ed il feedback del tasto è marcato abbastanza da dare una buona esperienza di digitazione tutto sommato, due aspetti positivamente in controtendenza. Le leggende sono di tipo stampato.
Il trackpad, di buone dimensioni, ha una superficie ruvida che esalta la scorrevolezza e impedisce di rimanere col dito “impuntato”,
A causa del peso del tablet, che funge da schermo nella combo assemblata, la tastiera è stata zavorrata per abbassare il baricentro del Hi12 in modalita laptop, aumentando considerevolmente il peso. Gli ultrabook solitamente non hanno questo problema, poiché l’hardware (con la batteria) è concentrato sotto la tastiera fungendo da zavorra di per sé.
CARATTERISTICHE (9,5/10)
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Un aspetto in cui questo Hi12 svetta è la dotazione.
Due connettori USB laterali, di cui uno classe USB3.0, un micro USB utilissimo per ricaricare il tablet senza occupare altre porte, un micro HDMI per collegare altri schermi, un jack 3,5” per l’audio analogico e uno slot microsd per schede fino a 128GB, probabilmente UHS-I.
La fotocamera esterna è da 5MP, dalle prestazioni non brillanti, mentre la frontale da 2MP è sufficiente per Skype.
Altre due porte USB sono fornite dall’accessorio tastiera quando collegato.
SCHERMO (9/10)
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Lo schermo è un 12” di classe IPS, caratterizzato da ottimi colori ed una risoluzione 2160x1440 che porta la densità di pixel a 220 PPI, un valore elevato ideale anche per la lettura, con touch a 10 livelli, buono per utilizzi generali, per la scrittura ma appena passabile per il disegno.
Il light glow tipico degli IPS con immagini nere non sembra essere un problema molto particolare per il Chuwi Hi12 ed gli angoli di visione sono pure eccellenti.
PRESTAZIONI (9/10)
Una nota veloce: eviterò ogni tipo di benchmark sintetico salvo casi necessari, e per amore della pertinenza non proverò a far girare programmi e suite chiaramente destinate all’utilizzo con sistemi appropriati. Mi spiace, ma non ci gira Crysis. LoL, invece, si.
I benchmark sono pensati con lo scopo di offrire un termine di paragone pratico circa l’usabilità del sistema in certi carichi di lavoro reali contro due sistemi, un PC Windows con i7-5820K, 32GB RAM, doppio SSD e GTX1070 ed un Lenovo Edge E550 con i5-5200U, 8GB RAM, Radeon M265 e SSD.
Multimedia (9,5/10)
Al buon Atom x5 non è possibile richiedere molto, ma tra le poche cose gestite bene c’è la multimedialità. I 4GB di memoria aiutano a mantenere l’esperienza sempre fluida e siamo riusciti a raggiungere il limite solo aprendo diverse schede tramite Explorer su Youtube, ma si tenga presente che non è certo uno scenario sensato neanche su di un PC fisso.
Fotografia 7,5/10
Il test consiste nell’elaborazione di un set di 20 immagini RAW in un formato web 1200px – qualità 80% con filtri applicati, e riflette possibilmente un carico di lavoro in cui si vogliono ottenere delle immagini da postare sul web.
X99 stacca terribilmente (400%) lo Z8350 come è lecito attendersi, il quale comunque riesce a completare questo ragionevole carico in tempi altrettanto ragionevoli se si è fuori casa. Il confronto vero è con il notebook Lenovo E550 – i5 5200U, che si distingue per prestazioni “solo” doppie, al prezzo di un peso quasi triplicato.
Inoltre, il Chuwi Hi12 è in grado di far girare Photoshop e Lightroom con fluidità “desktop” per tutti gli strumenti comuni e lo schermo IPS offre un interfaccia molto più all’altezza di applicazioni color critical rispetto a dei classici schermi TN utilizzati sul 99% dei portatili sotto i 1000€
Memoria (8/10)
La memoria integrata eMMC fa registrare buoni risultati (Crystal Disk Mark, 1GB test), non particolarmente elevati da un punto di vista assoluto ma più che all’altezza del tipo di file che si possono armeggiare con 64GB di capienza totale.
Ottimo risultato per la USB3.0, che gestisce la nostra SDHC Class 10 Lexar Professional 400X attraverso un lettore Kingston esattamente come farebbe un chip ASMedia 3.1, non possiamo chiedere di più
AGGIORNAMENTO 21/9: Test con microSD Extreme PLUS 64GB da Sandisk, classe 10 UHS-I 677x
L'occasione dell'acquisto di una SD più performante per la mia camera, questa volta in formato micro, mi ha consentito di lanciare un test per lo slot microSD saltato proprio per mancanza di un supporto valido per il test.
La scheda, dalle prestazioni elevate, risulta terribilmente limitata dalle capacità dello slot che non è evidentemente collegato ad una USB 3.0. A livello di un utilizzo normale da parte di un utenza non esigente, apparentemente ciò non è un problema, o quasi.
Il formato microSD è infatti lo standard per un numero elevatissimo di dispositivi in dotazione anche per il consumatore medio, come le action cam e gli smartphone di ogni fascia. Inoltre, dati costi non dissimili dalle SD, le micro sono scelte dai fotografi senza problemi anche per le loro macchine prosumer, e date le prestazioni offerte, non sfigurano anche sui modelli capaci di girare in 4K e scattare RAW a 3-4 fps.
Per essere brevi, quando una action cam 4K è tecnologia da 200 euro ed i sensori per gli smartphone partono da "soli" 13Mpx una microSD ad alte prestazioni e capacità è un oggetto del tutto standard, ergo non offrire prestazioni di rilievo è un fattore limitante, in ogni caso lo si guardi.
Da un voto di 9 complessivo sul comparto i/o sarei sceso a 7, ma rimango a 8 in quanto il USB 3.0 "salva" la situazione da un punto di vista pratico.
AUDIO (7/10)
Nulla di speciale ma le mie pessime attese sono state scansate in scioltezza. Il sistema audio si compone di un altoparlante e di un jack audio per il collegamento di cuffie, entrambi in grado di offrire un sonoro pulito e di qualità sufficiente per il multimediale, con mia grande sorpresa specialmente riguardo all’altoparlante, dal quale attendevo in modo particolare prestazioni pessime.
CONCLUSIONI
Il Chuwi Hi12 non è un PC desktop ma poco manca perché possa sostituirlo: nell’uso multimediale e nella navigazione non si avverte differenza, è intrinsecamente più leggero ed è capace di gestire le classiche applicazioni x86 di produttività come la suite office ma anche programmi di fotoritocco. Ma se la necessità è sostituirlo ad un portatile classico la situazione è ancora migliore: abbiamo una portabilità di vari ordini superiore con una batteria notevole, migliore schermo (2K IPS) ed un insieme di caratteristiche di connettività e input che nel peggiore dei casi sono pari alla controparte e più concrete di molti tablet. Si paga qualcosa in termini di feeling sulla tastiera (vittoria facile per il mio portatile, grazie alla notevole qualità delle tastiere Lenovo che non è riscontrabile facilmente in altre soluzioni non professionali) e di prestazioni in rendering, videogiochi e applicativi più pesanti, nonché nell’area di lavoro ma rammentiamo di avere a disposizione un uscita HDMI per il collegamento di monitor aggiuntivi.
Il processore Atom X5 Z8350 è senza dubbio abbastanza potente, e nei fatti può gestire giochi leggeri come Diablo o League of Legends senza andare in throttling termico ( a meno di scenari particolari) ma se le esigenze sono effettivamente superiori sarebbe più opportuno valutare SoC come il Celeron “Apollo Lake” N3450 (uarch Goldmont a 14nm) o i più potenti Core m di sesta\settima generazione a 14nm, in particolare l’ultimo Surface Pro che debutta il primo sistema di dissipazione passiva per il processore i5 7300U.