In questo film non viene lanciato alcun siluro, non vengono esplosi colpi di artiglieria, non viene sganciata alcuna bomba di profondità.
E' il 1961, e guerra vuol dire Guerra Termonucleare Globale.
L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ha un arsenale di testate nucleari sufficiente a distruggere la terra per tre volte, gli USA 10 volte tanto.
Il K19 è l'ultima creazione delle officine Comuniste, è un enorme sottomarino nucleare dotato di tre silos lanciamissili, e viene varato in anticipo con i tempi, con dei seri problemi nelle apparecchiature e nei sistemi di bordo.
Al comandante in capo (Liam Neeson), per motivi di sicurezza e di importanza del test, viene affiancato un comandante più esperto, rigido e fedele al Politburo (Harrison Ford). Gli ordini sono chiari, testare le funzionalità del K19 al limite ed effettuare, ad ogni costo, un lancio di prova di un missile nucleare; l'ordine viene direttamente da Nikita Kruscev, per voce del comandante della flotta navale (curiosamente è lo stesso attore che interpretava l'impacciato Ambasciatore Russo in "Caccia a Ottobre Rosso" ).
La prima fase della crociera di test procede (quasi) senza intoppi, ed il missile viene lanciato dal sottomarino emerso nel bel mezzo del pack artico, dopo un test strutturale che mette a dura prova i nervi dei marinai e dello spettatore, immerso in un mare freddo e profondo.
La missione deve proseguire, e prevede che l'unità K19 si posizioni al largo delle coste Americane, davanti a New York e Washington, in pattugliamento, ma accade l'imponderabile.
Un guasto al sottosistema di raffreddamento primario di uno dei due reattori provoca una fuoriuscita di liquido radioattivo.
E' il dramma; i sistemi di emergenza non sono installati o non funzionano, tutto suggerirebbe di abbandonare il vascello, ma il comandante non vuole rinunciare nè alla missione nè al sottomarino, e costringe tre squadre di marinai ad una missione suicida: riparare il circuito di raffreddamento, con mezzi di fortuna, senza protezione, direttamente nella camera del reattore, che rischia la fusione del nocciolo.
Le riparazioni terranno, per un po, e gli uomini, moribondi, sottoposti a dosi letali di radiazioni, verranno medicati alla meglio, mentre il battello cerca di guadagnare un porto della Madre Russia.
Purtroppo nuove perdite costringeranno il comandante a cessare la navigazione, ed a decidere della vita o della morte del suo equipaggio; a pochi km di distanza, un Destroyer Americano offre il proprio aiuto.
E' un atto altruistico ma non bisogna dimenticare che un sottomarino del genere fa gola all'intelligency USA, che vede avvicinarsi la possibilità di compiere un balzo tecnologico del tutto gratuito e migliorare la propria immagine agli occhi del mondo.
Il comandante non cede, ed ordina altre riparazioni, cercando di allontanare il sottomarino dalla Marina USA.
In questo momento, il destino del mondo è legato alle scelte di quest'uomo; una esplosione a bordo provocherebbe una detonazione delle testate nucleari, con la vaporizzazione dell'unità da guerra Americana, le conseguenze sullo scacchiere mondiale sarebbero incontrollabili.
Gli uomini del K19, a sprezzo della propria vita, salvano il mondo da una catastrofe nucleare.
7 uomini muoiono subito, 20 perdono la vita successivamente per le conseguenze dell'irradiazione; l'incidente viene tenuto nascosto per 28 anni.
Nel 1989, i comandanti dell'unità, ed i superstiti dell'equipaggio, possono raccontare al mondo questa storia, e celebrare i compagni morti per salvarli.
Una storia cupa, tetra e vera, che ci proietta con convinzione nell'atmosfera della guerra fredda; lontana anni luce dalla tecnologia di "Caccia a Ottobre Rosso" , dove di siluri ne vengono lanciati, e molti, e le unità coinvolte sono dotate di strumenti in grado di permettere una guerra "elettronica" e, parimenti, lontana anni luce dalla storia raccontata in "U571" dove scatolette di latta si muovono in mari ricolmi di bombe di profondità, durante la IIGM.
LuVi