Olympus OM-D E-M5 Hot Shot Hunt Amsterdam 3. OM- D E-M5 Impressioni sul campo 1 

Fashion shooting, Amsterdam - Olympus E-M5 - Immagine RAW elaborata in Olympus Viewer 2.3 e successivamente trattata in Photoshop Extended CS 5.1.


La E-M5 è una macchina, lo dicevo prima, complessa che necessita di un minimo di familiarizzazione per poter essere sfruttata a dovere. Gli utenti Olympus si troveranno immediatamente a casa per quanto concerne menu e features poiché l'interfaccia è praticamente identica a quella già vista sulle PEN digitali. Ciò che cambia radicalmente è il feeling col corpo macchina, anzi "i" feeling.

Il grip verticale della E-M5 è la classica genialata giapponese. Diviso in due blocchi, uno che aggiunge un 'impugnatura sagomata e dotata di ghiera di controllo e tasto di scatto e l'altro che, avvitandosi sotto al primo, consente di impugnare la macchina in modalità portrait replicando tutte le funzioni di controllo principali. Personalmente consiglio di montare sempre la prima parte del grip aggiuntivo poiché, senza modificare eccessivamente peso ed ingombri, si ottiene una presa molto ferma e sicura. Se invece, per ragioni legate a preferenze personali o necessità particolari, si preferisce anche il grip verticale, lo si può montare in qualsiasi momento. In questo modo si hanno a disposizione tre configurazioni operative. 10 con lode.

Per onor di cronaca, la stessa logica, seppur in forma differente, è usata per la guancetta intercambiabile della PEN E-P3.

Le linee della E-M5 sono solo apparentemente spigolose. A guardarla così, in foto, sembra quasi far male alle mani ma in realtà l'impugnatura è confortevole (sempre col primo grip montato) e con tutti i comandi principali a portata di pollice. Mi è molto piaciuto il sistema delle doppie ghiere adiacenti per il controllo di apertura e velocità otturatore: in pratica, senza modificare sensibilmente la presa, è possibile cambiare on-the-fly i suddetti parametri. Meglio ancora col grip montato poiché la ghiera ed il tasto di scatto sono replicati ed è ancora più facile raggiungerli col polpastrello del dito indice.

Inoltre, sempre parlando del lato destro del corpo, i tasti sporgono abbastanza per essere facilmente percepiti, anche indossando dei guanti. L'evento era così bene organizzato che venivano forniti guantini di lana a dita tronche ma io mi porto dietro i miei, sempre senza dita, però in pelle ed imbottiti. La parte del pollice è completamente rivestita, ciò nonostante sono riuscito ad operare piuttosto agevolmente.


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OM-D E-M5 con Zuiko 12-50mm e grip verticaleIl grip in due pezzi della OM-D E-M5


Il corpo macchina, così come il nuovo M.Zuiko Digital ED 12-50mm 1:3.5-6.3 EZ motorizzato, è splash e dust proof che, nell'uso quotidiano, significa che la E-M5 resiste agli spruzzi ma non può certo farsi il bagno. Detta così, la cosa fa ridere ma i colleghi di Quesabesde, capitati credo il giorno prima, hanno incontrato una leggera pioggerella senza avere problemi di sorta. Non so se è per il fatto che i nostri sono esemplari pre-produzione ma alcune finiture del corpo macchina, mi riferisco alla zona che ricorda la forma di un pentaprisma e che ospita l'EVF, mi è sembrata meno "rocciosa" del resto del corpo. Questo ovviamente non significa che non sia sufficientemente robusta, tuttaltro.

Parlando invece dell'obiettivo, sulla cui qualità ottica la prima impressione è molto positiva, ho notato come la costruzione mista plastica/metallo penalizzi leggermente quella sensazione di solidità trasmessa invece dal corpo della E-M5. In particolare, l'anello zoom a doppia funzione (spostato verso l'esterno attiva la modalità motorizzata mentre in posizione arretrata si comporta come un normale focus ring) è, come dire, eccessivamente "sottile": lo avrei preferito un po' più spesso, magari dotato di superficie in gomma. La frenatura invece l'ho trovata buona, in ogni condizione. Usando il power-zoom, il 12-50 prevede velocità di avanzamento variabile a seconda dell'escursione che si decide di imprimere verso dx o verso sx all'anello: se lo spostamento è minimo, allora lo zoom cambierà lentamente, al contrario, ad un movimento deciso, lo zoom si sposterà velocemente. Tutto avviene in assoluto silenzio anche se, quanto a responsività, non siamo ancora ai livelli di un buon camcorder. Come notava anche un collega, gli X Panasonic vanno un pelo meglio sotto questo profilo.

Altra nota a favore del 12-50 millimetri è la presenza di due tasti sul lato sinistro del barilotto: L-Fn (Lens-Function) che permette di aggiungere una funzione personalizzata immediatamente richiamabile dall'utente ed il pulsante "Macro" che abilita un fattore di moltiplicazione di 0,36x il che significa, all'atto pratico, il poter inquadrare un oggetto delle dimensioni di circa 5x4 centimetri e riempirci tutto il frame inquadrato. In pratica un semi-macro piuttosto che close focus, a tutto vantaggio della versatilità.


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Mr. Terada prende appunti sul mio suggerimento. Foto: Olympus OM-D E-M5 e ZUIKO 12-50mm.


Funzionalità e miglioramenti. Uno degli scopi non dichiarati di questo evento, per Olympus, era quello di raccogliere impressioni ed opinioni da parte di utenti esperti quali quelli che in qualità di stampa specializzata hanno partecipato. Insomma, fare beta-testing... Non so a che livello possa io collocarmi ma se un giorno acquisterete una E-M5 e deciderete di dotarla di grip verticale, sappiate che un suo seppur minimo miglioramento si deve anche a noi. Il grip replica tutti i comandi, tasto di scatto incluso: ora, si da il caso che il corpo della OM-D E-M5 sia, nonostante il grip aggiuntivo, comunque molto compatto. Impugnandola quindi in modalità landscape, con la parte bassa del palmo della mano destra mi capitava di sfiorare accidentalmente il tasto di scatto, attivando il fuoco. Risultato? Andando a premere lo shutter col dito indice, la macchina non metteva a fuoco... semplicemente perché lo aveva già fatto. Interpellato Terada, gli ho riportato la cosa e la risposta è stata che è presente una funzione per bloccare (Lock) tutti i comandi del grip ma, gli ho fatto notare, oltreché scomodo da fare perché bisogna di fatto interrompere una sessione fotografica, non è pratico perché potrei voler cambiare al volo da formato orizzontale a verticale e viceversa e non avere il tempo di ri-attivare il grip. Terada ascolta interessato... a quel punto gli suggerisco di effettuare la cosa via software, sfruttando il sensore di orientamento: la macchina "sa" quando è in landscape, quindi disattiva il tasto di scatto del grip per evitare pressioni accidentali. Come passo in portrait, il grip si riattiva. Funzione attivabile/disattivabile da menu. Terada, sempre più interessato, prende appunti per qualche minuto sul suo taccuino, ringrazia e la "passeggiata" continua.

Non so se la cosa verrà realmente implementata ma se così dovesse essere, me ne "assumo il merito". ;-)

Un'ultima osservazione alla voce "ergonomia" per quanto riguarda il tasto "display", attraverso il quale è possibile variare quanto visualizzato sullo schermo posteriore: è nascosto sul lato destro del mirino, parzialmente coperto dall'eyecup in gomma quindi non facilmente individuabile. Nulla di che, in realtà, basta sapere dove si trova.

Tropicalizzata ma non-pro. Per questo c'è la E-7. Aspetto venuto fuori anche nell'intervista esclusiva a Terada. In pratica, la E-M5 non è una macchina che Olympus intende essere riconducibile ad un'utenza professionale: la mancanza di ISO base 100, 50 o anche 25, il fatto di non avere uno shutter speed almeno di 1/8000mo o un flash sync. più veloce, l'impossibilità di scegliere se registrare video in 24/25p oltre che a 30 e così via sono tutte cose che, secondo il Produttore, non sono rilevanti per gli utenti avanzati, quelli "non-pro" per capirci. Io qualcosa da ridire ce l'avrei anche perché ci sono alcuni aspetti che sembrano dei contro-sensi: esempio, tropicalizzazione, tipica dei corpi professionali, e mancanza di un flash integrato. Da che mondo è mondo infatti il flash non c'é proprio sui corpi "pro" per una serie di ragioni. E qui entra in gioco quello che vi avevo accennato alla pagina precedente e cioè la funzione che cede qualcosa alla forma.

Design vs. funzionalità, 2 a 0. La OM-D E-M5 è, beninteso, una macchina in grado di soddisfare probabilmente il 99% dell'utenza medio-evoluta senza problemi. A me però certe cose risultano essere delle stonature che non riesco a giustificare come "scelte di design": lo schermo posteriore non è articolabile, cosa in realtà comodissima, per una questione di design; il flash integrato che avrebbe senso ancor di più proprio su corpi così compatti per la loro stessa natura, non c'é per una scelta di design. Almeno così, a sentire (e lo ascolterete voi stessi) Terada. Secondo me, la E-M5 sarebbe stata non dico perfetta ma quantomeno più "completa" se avesse offerto una piccola unità flash integrata nel corpo macchina (c'é comunque il compatto FL-LM2 di tipo flip-up che si monta sulla porta per gli add-on) ed un LCD simil-GH2 che è touch ma anche articolabile ed oggettivamente più versatile.

La cosa positiva di tutto questo è che Olympus sta lavorando davvero duro per produrre modelli high-end che sopperiscano le suddette mancanze e diano una degna risposta a quanti hanno investito nel sistema 4/3 acquistando la E-5 e le eccellenti, costose, ottiche ZUIKO. Rimane anche uno spiraglio aperto per quanto riguarda la stessa famiglia OM-D della quale la E-M5 è solo la prima rappresentante e non è nemmeno detto che sia quella di vertice. Quindi ci sono margini di crescita interessanti e soprattutto verosimili.

Innovazione. Stabilizzazione a 5 assi, il sistema che tutti vorrebbero avere ma che solo Olympus possiede. Non è lo slogan di una marchetta che ho sognato stanotte mentre mi riprendevo dal viaggio, tranquilli. E' la pura verità: l'IS a 5 assi oltreché essere una piccola meraviglia tecnologica vale metà della E-M5 perché funziona bene per davvero. Intanto, come per le PEN, è integrato nel corpo macchina ed agisce sul sensore, quindi ve lo ritrovate praticamente su ogni obiettivo, manuale incluso. In secondo luogo, compensa molto efficacemente gli spostamenti su cinque assi: X ed Y ma anche Z poiché ruota intorno all'asse perpendicolare al piano del sensore. Le variazioni di spostamento per questi movimenti sono molto ampie: così, ad occhio, osservando il sensore muoversi sospeso tra due magneti, dopo avere smontato l'obiettivo, sembrano 4-5 millimetri in ogni direzione. Le altre due compensazioni di spostamento sono, in linguaggio aereonautico, beccheggio ed imbardata: chiarisco subito un punto che vi sarà certo già venuto i mente. A differenza della stabilizzazione sui tre assi X, Y e Z, quella di beccheggio/imbardata cambia l'angolo del sensore rispetto al piano di fuoco ma il movimento in questo caso è impercettibile ad occhio nudo, quindi entro tolleranze per le quali l'effetto di un obiettivo tilt è assolutamente inesistente.

Qualità del sensore. 12 MPixel sono abbastanza... disse una volta quello. Si, come no! In una intervista rilasciata nel 2009, Akira Watanabe dichiarò che, per Olympus, 12 milioni di pixel erano più che sufficienti per qualunque applicazione riguardasse le allora commercializzate digitali del Produttore. Evidentemente le cose cambiano e si è sempre a tempo per mutare opinione: così, l'imager LiveMOS da 16MPixel della E-M5 è lì a testimoniare il cambio di rotta. Magari poi qualcuno dichiarerà che 16 sono abbastanza ma per noi, a questo punto, non farebbe alcuna differenza. Chi fabbrica questo sensore? Sembra essere diventato l'argomento -inutile, consentitemelo- del secolo: io Terada, nonostante tutto, l'ho pressato ma non ha voluto rispondere; se è per questo non ha voluto nemmeno dire SI o NO relativamente al fatto che fosse Panasonic. Quindi, per me, è Panasonic. All'atto pratico, però, che importa?

Passiamo all'argomento che davvero conta: la qualità restituita alle immagini dal sistema imager/pipeline di processing. Per questioni relative ad accordi che abbiamo con Olympus, non posso e me ne dispiace immensamente farvi vedere i crop al 100% ma dovete fidarvi se vi dico che la per-pixel-sharpness, cioè la capacità del sensore di risolvere dettaglio a livello pixel, è tale che sembra quasi non avere low-pass filter davanti. E', in una parola, impressionante ed il 12-50mm tiene botta tranquillamente.

Il colore Olympus, per lo meno sui JPEG, è molto buono ma questo è risaputo per tutte le loro fotocamere 4/3 e m4/3 e la OM-D E-M5 non fa eccezione. Davvero c'é un incremento, rispetto al sensore della E-P3, di un terzo per quanto riguarda il range dinamico? Questo lo vedremo quando potrò effettuare dei test con la dovuta calma ma, ad occhio, mi è sembrato di notare una descrizione delle zone di alte/basse luci piuttosto soddisfacente.

Verso la metà dell'evento, dall'esibizione di parkour in poi, ho messo volutamente la macchina in RAW e ci sto giocando un po' con la versione appena aggiornata di Olympus Viewer 2.3, unico programma che legga correttamente i file della E-M5. Ci sono infatti software come RawTherapee che sono in grado di aprire i RAW ma le curve tonali sono neutralizzate con il risultato di ottenere immagini piatte e slavate. Onestamente debbo riconoscere che l'headroom dei file è leggermente superiore rispetto a quelli della E-P3 sulle alte luci ed anche il rumore mi sembra, ad una prima analisi, meglio gestito.

In stampa. Avendo la fortuna di avere a disposizione un plotter HP Z3200 A1, sto facendo un po' di prove di stampa preliminari su grande formato. A mio modesto avviso, fino ad ISO 1.600 le immagini, tutti JPEG out-of-the-camera, senza alcun tipo di aggiustamento sul rumore, tengono piuttosto bene. Anche ISO 3.200, seppur con un minimo di noise reduction, non è affatto male. ISO 6.400 mantiene, nonostante tutto, un buon livello di dettaglio anche se forse personalmente lo userei per stampe in BN. Andando oltre, il rumore inizia ad essere piuttosto presente ma bisogna anche considerare che sto stampando su A1. Le sensibilità maggiori, 25.600 in particolare, servono per portarsi lo scatto a casa però, sviluppando il RAW, non ho potuto fare a meno di notare come sia comunque caratterizzante un pattern "organico" che, per quanto forte, tende a non impastare, disintegrandola, l'immagine.

Focus "FAST" ma qualche volta si prende una pausa. Corpo e firmware sono entrambi pre-produzione, quindi alcune incertezze manifestatesi durante la lunga sessione di shooting si possono certo perdonare. Il sistema AF FAST, a rilevamento di contrasto e con una griglia di 35 punti (array di 7x5 che copre quasi completamente il frame), scansiona il campo inquadrato a 240Hz grazie ad un readout raddoppiato rispetto alla E-P3 e consente, in modalità di messa a fuoco in continuo con tracking, una raffica reale di circa 4 fps che passano a 9 nel caso di AF singolo. In questa ultima modalità, l'unità passa ad una frequenza di 120Hz, dimezzata, che però è anche più precisa. Il 12-50 è sempre veloce, reattivo ma in bassa luce, complice anche la sua apertura massima (F3.5), perde qualcosa in responsività. Ho provato a fare qualche test anche con il 45/1.8 riscontrando, in piena luce e su soggetti a distanza ravvicinata (non macro/close focus), qualche incertezza nell'agganciare il fuoco: c'è da dire che la profondità di campo a TA è davvero ridotta e che la macchina è comunque un esemplare non definitivo, quindi trarre conclusioni sarebbe affrettato anche perché si parla di episodi sporadici.

Mirino EVF e schermo posteriore. Buona la prima. Sempre 1,44 milioni di punti, 800*600 pixel come il VF-2, ma molto reattivo e caratterizzato da un refresh elevato, 120Hz, che rende le operazioni di inquadratura immediate. Sinceramente, non ho avuto necessità alcuna di ricorrere al display touch screen posteriore ma ciò che mi ha colpito, ragionandoci sopra a freddo, è piuttosto il fatto di non essermi chiesto nemmeno per un istante se stessi usando un EVF o un OVF. Tra l'altro, le operazioni di composizione del fotogramma risultano tanto più facilitate poiché è possibile rendersi conto dei movimenti effettuati dal sensore ad opera del sistema di stabilizzazione. Lo schermo OLED posteriore da 3" è un 3:2 con sistema touch (capacitanza elettrostatica) che credo sia identico all'unità impiegata sulla E-P3: 614mila punti ed angolo visuale di 176°. Differente è il sistema basculante che ne consente l'inclinazione verso l'alto di 80° e verso il basso di 50°: meglio di un display fisso, d'accordo, ma meno versatile di uno schermo orientabile, che, personalmente, avrei di gran lunga preferito.

Live Bulb/Live Time. Quando pensi che tutto è stato inventato, arriva sempre la sorpresa. Questa è una funzione che mi piace tantissimo. In pratica, nelle lunghe esposizioni, la macchina offre, di tanto in tanto, un aggiornamento sullo stato dell'immagine in fase di cattura il che consente, l'avrete capito, di poter bloccare il processo esattamente dove più desiderate o dove è necessario, evitando ad es. di sovra o sotto-esporre la scena. Ovviamente è possibile controllare tutto da remoto, avviando e bloccando la cattura a piacimento.

Video. Così come per gli Art-filter, non ho testato a fondo la parte video poiché intendo farlo con un corpo produzione e con maggior calma. Quello che posso dirvi è che le modalità in alta definizione previste sono FullHD ed HD, entrambe MPEG-4/H.264 ma con wrapping .MOV il che vuol dire che invece di dover scavare tra le cartelle per trovare i file del girato nel percorso "PRIVATE > AVCHD > BDMV > STREAM", essi vengono salvati direttamente nella directory DCIM, insieme alle fotografie, con grande risparmio del Vs. tempo. I bit rate previsti sono due, 17 e 20Mbps (29 e 22 minuti in continuo rispettivamente) e non vedo l'ora di giocarci un po' per vedere come i file resistano alle operazioni in post, color grading in primis. La GH2, tanto per fare un parallelo, prevede un bit rate max. di 24Mbps (firmware 1.1).

Due sono però gli aspetti importanti, novità assolute rispetto alla E-P3: il readout del sensore, l'ho scritto poco più sopra, è raddoppiato e questo implica, in teoria, un effetto rolling shutter molto più ridotto. Olympus dichiara inoltre un effetto alias (jagging) sulle linee diritte meno evidente. Ripeto: attendo un corpo macchina firmware 1.0. Ulteriore novità è il sistema di stabilizzazione, del quale abbiamo parlato, che è operativo anche in modalità di registrazione video.

Potevamo stupirvi con effetti speciali... Ricordate quella pubblicità? Beh, qui gli effetti speciali invece ci sono, eccome ed è scienza diventata poi realtà in un prodotto consumer, altro che fantascienza. La mentalità degli Art-filter e cioè il concetto di ottenere facilmente risultati particolarmente interessanti sotto il profilo creativo col minimo sforzo possibile e direttamente sul campo in modo da poterli immediatamente rivedere è stata ulteriormente potenziata ed estesa al video. "Movie Echo" è una modalità che prevede due differenti logiche di funzionamento: One Shot Echo, consente di freezare un fotogramma del girato mentre Multi Echo, più interessante, registra una serie di immagini "congelate" in sequenza, ad intervalli regolari... mi viene in mente una scena semplicemente mitica di un film di Bruce Lee, l'avete presente? In caso contrario, appena possibile, vi preparerò un remake. ;-)

Prime considerazioni. Con l'arrivo imminente del 75mm F1,8 e del macro 60mm F2,8, il sistema m4/3 inizia ad assumere la connotazione di un corredo completo sotto il profilo delle ottiche disponibili. Mancherebbero ancora alcuni buchi da riempire (dei telefoto professionali o uno zoom a grande, costante apertura per esempio e sul quale stanno lavorando...) ma che si sia di fronte ad un prodotto maturo, è cosa innegabile. Da questo punto di vista, il corpo macchina E-M5 rappresenta ad oggi la migliore evoluzione dello standard m4/3, con ben pochi punti deboli e molti argomenti a proprio favore. Se Olympus sarà in grado di rispondere prontamente all'utenza soddisfacendone le richieste e stando soprattutto al passo con le tecnologie emergenti, la famiglia di fotocamere mirrorless OM-D potrebbe rappresentare una base valida sulla quale potersi costruire un corredo fotografico di tutto rispetto e che duri tanti anni.

Cara, ma quanto mi costi? Tutto in relazione al prezzo. Benché non vi siano ancora listini ufficiali per il mercato italiano, all'evento di Amsterdam circolavano le cifre in dollari USA: 1.000 hard-earned-bucks per il solo corpo che diventano circa 1.300 con l'obiettivo previsto in kit, il 12-50 motorizzato di questa nostra anteprima. Non mancavano capannelli di giornalisti che ne discutevano in relazione al posizionamento sul mercato. Certo, con un prezzo simile, te la devi necessariamente vedere con macchine mirrorless ma anche HDSLR di un certo livello perché, pur avendo magari target diversi, i soldi spesi sono +/- gli stessi. Quello che, secondo me, ha al momento solo la OM-D E-M5 è la formula [compattezza+robustezza+responsività]: sotto questo profilo è, attualmente, un unicum. Pertanto, credo, l'imperativo per Olympus adesso è "Fare in fretta... ma farlo bene". Ci riusciranno, in fondo sono Giapponesi!